Dipendenze
Il fenomeno delle nuove dipendenze è una realtà in costante espansione, spesso ancora poco conosciuta. Si tratta, diversamente dalle forme “classiche” di dipendenza, di comportamenti che non implicano l'uso o l'abuso di sostanze, bensì un rapporto patologico con il gioco d'azzardo, le nuove tecnologie, l'affettività, la sessualità, il lavoro.
I rischi e le conseguenze non sono meno pericolosi delle dipendenze maggiormente conosciute e le persone che ne soffrono necessitano di supporto specialistico e di interventi mirati.
Nella dipendenza patologica vi è un uso distorto di una sostanza, di un oggetto o di un comportamento; lo stato mentale è caratterizzato da un sentimento di incapacità a dominare il comportamento e dal bisogno coatto di ripeterlo con modalità compulsive; è una condizione invasiva caratterizzata dal fenomeno del craving, ovvero da un'urgenza appetitiva di ricerca del piacere.
Il carving comprende:
La dipendenza patologica si manifesta in varie forme:
Le varie forme di dipendenza condividono le seguenti componenti:
1. DIPENDENZA DA GIOCO D'AZZARDO (GAP)
Il gioco d'azzardo patologico è un disturbo mentale comune (con stime di prevalenza maggiori di quelle del disturbo bipolare e della schizofrenia), caratterizzato da:
La parola “azzardo” deriva dal francese hasard, che deriva a sua volta dall'arabo zarah, che significa “dado”. La condizione sine qua non di qualunque gioco d'azzardo è la possibilità di vincere e quindi di guadagnare. Nel Gioco d'azzardo Patologico la persona sicuramente non guadagna ma perde: soldi, amicizie, relazioni e stima di sé. Fasi. Il disturbo è caratterizzato da diverse fasi (Custer, 1984).
1° Fase “della vincita” E' favorita da successi iniziali. Il fatto di vincere porta con sé il sentirsi potenti, onnipotenti. Molti attribuiscono le vincite iniziali alla loro destrezza più che alla fortuna, traggono dal gioco d'azzardo una notevole quota della loro autostima e fanno assegnamento sul gioco d'azzardo come aiuto per gestire le delusioni ed i cattivi umori. Vi è un graduale allontanamento dalla famiglia e dagli amici ed un utilizzo crescente di tempo ed energie nel gioco.
2° Fase “della perdita” Perdite inaspettate, spesso vissute come sfortuna, portano alla seconda fase, caratterizzata dal fatto che il giocatore sembra rincorrere la buona sorte. Egli tenta di recuperare il denaro perso facendo puntate sempre più frequenti e sempre maggiori; cerca di nascondere le perdite a persone per lui importanti (familiari, amici, datori di lavoro), con conseguente deterioramento dei rapporti e della situazione finanziaria. In seguito il giocatore si sente come schiacciato dentro una morsa, nella quale le fonti legittime di denaro sono state esaurite. In tal caso i familiari a volte forniscono un “paracadute” finanziario in cambio della promessa di smettere di giocare.
3° Fase “della disperazione” La spirale di perdite e di rincorse delle perdite porta alla terza fase, nella quale il giocatore può darsi ad attività illegali, quali la frode, l'appropriazione indebita, l'emissione di assegni a vuoto o il furto per poter continuare a giocare d'azzardo. Il comportamento illegale è razionalizzato e viene giustificato in quanto finalizzato a ripagare i debiti dopo la “sicura ed imminente” grossa vincita.
4° Fase “della resa” Alcuni giocatori d'azzardo sperimentano una quarta fase, nella quale possono cercare una cura, spesso dietro insistenza del datore di lavoro, del coniuge o dei familiari. In questa fase possono essere presenti depressione, pensieri di suicidio e sintomi da stress, quali ipertensione, palpitazioni, insonnia e dolori gastrointestinali.
Il contesto sociale nel quale viviamo è la cornice all'interno della quale tale dipendenza trova numerosi appigli, primo fra tutti la diffusione incontrollata di luoghi preposti a tale attività (sale gioco e tabaccai muniti di slot). Delineare con precisione i fattori eziologici è complesso, spesso si tratta di un mix di fattori biologici, di personalità, cognitivi e ambientali.
2. DIPENDENZE TECNOLOGICHE O TECNO DIPENDENZE
Comprendono tutta una serie di dipendenze da comportamenti che implicano un'eccessiva interazione uomo-macchina (Griffiths,1995).
si parla anche di “Screen Addiction” ovvero dipendenza da uno schermo.
Ne fanno parte:
Come le altre forme di dipendenza, le tecnodipendenze rappresentano un disturbo del controllo degli impulsi. L'oggetto fonte di dipendenza, diventa esclusivo o prevalente tema di attenzione e pensiero.
Il rapporto con la tecnologia è patologico quando:
È sempre più accertato che l'uso continuo ed eccessivo di strumenti tecnologici conduce a dipendenza, sempre, però, in rapporto anche alla personalità e al contesto sociale del soggetto.
Secondo Alonso-Fernández (1999), risulterebbero agevolate dall'innovazione tecnologica e dalla nuova civiltà, che da una parte genera stress, vuoto e noia e, dall'altra, stimola la tendenza all'immediata gratificazione fornendo strumenti sempre più adeguati, ma potenzialmente patogeni. Si parla di “solipsismo collettivo” ovvero di un'industria che punta ad avere consumatori solitari.
La diffusione di moderni strumenti di comunicazione come il cellulare, il personal computer, la Rete hanno anche determinato l'ingresso prepotente della dimensione virtuale nella quotidianità.
Ciò ha comportato, nella sfera individuale di numerose persone, un impoverimento di esperienze dirette di confronto con la realtà con il conseguente proliferare di attività di conoscenza di quest'ultima mediate da tali strumenti, processo che frequentemente tende a generare confusione tra realtà virtuale e realtà concreta.
Il trattamento si basa sul concetto di “dieta digitale” e ha i seguenti obiettivi:
3. DIPENDENZA SESSUALE
È un disagio psicologico e comportamentale che porta alcune persone ad approcciarsi alla sessualità in modo ossessivo, divenendone "dipendenti", al posto di viverla come gioco, relazione, comunicazione, scambio di piacere, momento privilegiato di intimità. Questo disturbo viene definito anche ipersessualità; in inglese "sex addiction" o "sex dependence".
Il sesso diviene un'esigenza primaria per il quale tutto il resto può venire sacrificato, inclusi la salute, la famiglia, gli amici e il lavoro.
I comportamenti che il dipendente sessuale può mettere in atto sono i più svariati: masturbazione, rapporti sessuali anche con persone anonime o con prostitute, esibizionismo, voyeurismo, pratiche di tipo sadomasochistico, fantasie sessuali ossessionanti, acquisto di materiale pornografico, utilizzo di servizi erotici al telefono, via internet e altro ancora. Di conseguenza può sviluppare disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce o ritardata, anorgasmia ecc), malattie sessualmente trasmesse o disturbi quali ulcera, pressione alta, calo delle difese immunitarie, esaurimento fisico o disturbi del sonno.
Una buona percentuale dei dipendenti sessuali ha gravi problemi matrimoniali e di rapporto con i figli. La patologia viene curata con psicoterapia individuale o di gruppo. A differenza di una dipendenza da droghe dove l'obiettivo della cura è l'astinenza definitiva dall'uso di tali droghe, nella dipendenza sessuale l'obiettivo è il ritorno ad una sessualità sana, attraverso la consapevolezza delle ragioni che l'hanno causata. In alcuni casi, accanto alla psicoterapia, vengono anche utilizzati psicofarmaci.
E' importante non confondere un'intensa attività sessuale con questo disturbo del comportamento e a questo fine sono stati elaborati test specifici. Poiché tuttavia si tratta di un disturbo che si può sviluppare progressivamente, è bene conoscerlo per essere in grado di coglierne i primi sintomi e prevenirne lo sviluppo attraverso la consapevolezza dei pericoli che può comportare.
4. DIPENDENZA DA SHOPPING
Rappresenta un disagio psicologico e comportamentale caratterizzato da una tendenza a manifestare vere e proprie crisi di acquisto, una forma di mania delle spese che, nei primi anni in cui è stato descritta, ha fatto guadagnare a questo disturbo anche il termine di oniomania o mania del comprare (Kraepelin E., 1915).
Una delle caratteristiche più importanti della sindrome da shopping è quella di comprendere diverse forme di disagio in un disturbo complesso, che è sempre stato difficile classificare nell'ambito dei disagi della mente (Pani R., Biolcati R., 1998).
Lo shopping compulsivo rappresenta, infatti, un disturbo che implica tre categorie di disagio psicologico-comportamentale presenti spesso contemporaneamente:
C'è la tendenza a comprare soprattutto oggetti inutili, che, frequentemente, non si collegano ai gusti dell'acquirente, che sono spesso al di sopra delle sue finanze e che spesso sono varianti di una stessa categoria di prodotto.
La scelta degli articoli da acquistare spesso risponde ad un bisogno, più o meno cosciente, di costruire dall'esterno la propria identità, attraverso la proprietà in generale o la proprietà specifica di alcuni oggetti, individualmente o socialmente considerati come l'espressione di qualche qualità positiva e vincente (status symbol).
La connotazione simbolica di tali acquisti è confermata da alcune ricerche che si sono soffermate soprattutto sulla ripetitività dell'acquisto di un certo tipo di prodotti, che vengono comprati come se si fosse alla ricerca di importanti pezzi mancanti di un puzzle interiore da completare.
Siamo immersi in una cultura che ci “bombarda” di messaggi pubblicitari su come dobbiamo apparire, che ci fornisce modelli socialmente condivisi, le persone che frequentiamo possono indurci allo stesso modo (per stare nel gruppo) ad acquistare determinati status symbol.
Su questa base si innescano delle credenze sul comportamento d'acquisto che corrispondono a delle convinzioni eccessivamente positive relative al vantaggio legato all'acquisto di un prodotto, che viene considerato un affare o perfino uno strumento simbolicamente in grado di risolvere dei problemi personali e delle insicurezze.
Il comportamento passato rappresenta la trappola più importante in quanto fornisce un modello per un nuovo comportamento incontrollato e alimenta una credenza che il controllo del proprio comportamento sia altamente deficitario. L'origine del disturbo viene spesso fatta risalire a problematiche evolutive, soprattutto radicate nell'educazione genitoriale, troppo permissiva o, al contrario, iperprotettiva.
Le prime prospettive, di origine psicoanalitica, collegano il disturbo compulsivo dell'acquisto a delle esperienze negative infantili o a delle problematiche affrontate nell'arco dello sviluppo. L'acquisto compulsivo sembra inoltre rappresentare un tentativo di compensare alcuni desideri infantili repressi, mettendo in atto un comportamento socialmente accettato.
C'è infine un continuo tentativo di riempire un vuoto interiore, manifestata attraverso l'acquisto ripetuto che esprime ciò che si desidera essere ma che, come in un circolo vizioso, ripropone i medesimi vissuti di mancanza interiore che non possono essere colmati attraverso gli elementi esterni. Un elemento importante che frequentemente stimola l'acquisto è l'ansia che può rappresentare una condizione di partenza che spinge a cercare di scaricare la tensione psicofisica in eccesso.
5. DIPENDENZA DA LAVORO (workaholic)
Si tratta di un disturbo psicologico e comportamentale caratterizzato dalla tendenza a lavorare eccessivamente fino ad un vero e proprio esaurimento psico-fisico. Questo tipo di disturbo cominciò ad essere studiato in America e in Germania sul finire degli anni 70. Il lavoro assume così non solo un significato di soddisfazione dei bisogni primari ma un vero e proprio rinforzo secondario, espressione del valore della persona.
Proprio come una vera droga il Workaholic sperimenta gli stati di tolleranza e astinenza tipici delle dipendenze che lo portano ad aumentare progressivamente la dose di lavoro per raggiungere il “benessere” desiderato e a sperimentare uno stato di malessere, con manifestazioni sintomatologiche psicofisiche tipiche dell'astinenza, quando è impossibilitato a lavorare.
In estrema sintesi, chi ha questo problema non lavora per vivere ma vive per lavorare.
6. DIPENDENZA DA ESERCIZIO FISICO
Disturbo psicologico e comportamentale che porta la persona ad una pratica sportiva eccessiva. In questi casi l'attività fisica ha una funzione di regolatore dell'umore e finisce per dominare in modo crescente l'intera vita.
La “dipendenza sportiva” è primaria se ritenuta indipendente da altre patologie, oppure secondaria, quando è associata a sintomi di sottostanti disturbi alimentari, in cui l'esercizio fisico gioca un ruolo fondamentale nel tentativo di controllo del peso e dell'immagine corporea.
Recenti studi hanno consentito di individuare le caratteristiche psicologiche principali che connotano la dipendenza dallo sport.
Altre caratteristiche possono essere riconducibili a tutte le dipendenze in generale:
Motivazioni ossessive che guidano l'attività sportiva quali: prestazione, controllo umore, controllo sonno, autostima, controllo peso, controllo immagine corporea.
Può essere accompagnata da disturbi alimentari (anoressia, bulimia) o con comportamenti di controllo alimentare (diete e assunzione di integratori).
Un'area importante che viene trascurata è la famiglia: il dipendente da sport la dimentica, anche la vita di coppia e il ruolo di genitore non hanno più importanza.
7. DIPENDENZA DA CIBO
Chiamata anche Binge Eating (BED), o disturbo dell'alimentazione incontrollata, è una patologia della sfera alimentare.
I soggetti affetti da tale patologia manifestano frequenti episodi di abbuffate incontrollabili che, a differenza della Bulimia, non sono seguite da condotte compensatorie (uso di diuretici, lassativi, vomito autoindotto).
La persona affetta dal disturbo è spinta da un impulso incontrollabile verso il cibo che la obbliga a mangiare in maniera abnorme anche cibi inappropriati.
Questi episodi possono essere seguiti da giorni in cui la quantità e la modalità di cibo assunto sono pressoché normali (ricordiamo che ad es. la Bulimia si presenta con singoli episodi durante il giorno).
L'abbuffata ha la capacità di neutralizzare i sentimenti negativi (rabbia, tristezza, colpa, depressione, frustrazione, ansia) che a loro volta l'hanno causata. La persona cerca disperatamente di “resistere” all'abbuffata promettendosi il digiuno forzato ma, quasi sempre, è costretta a cedere alla forza della compulsione che la dirotta verso un assunzione smisurata di cibo tale da suscitare sentimenti negativi e ripetere dunque la condotta patologica.
Tale disturbo produce una serie di problematiche fisiche come l'obesità o il sovrappeso, l'ipertensione, il diabete, che con il tempo possono seriamente minacciare la vita stessa del soggetto. Per quanto riguarda la gestione del peso è da sottolineare che i soggetti affetti dal disturbo tendono ad avere importanti e repentine oscillazioni del peso corporeo fino a diversi chili in poche settimane.
Si manifesta un'eccessiva preoccupazione per il proprio aspetto fisico, soprattutto per il peso e sono frequenti sentimenti depressivi, scarsa tolleranza alla noia, bassa autostima, disforia, solitudine, problematiche relazionali. I soggetti affetti da Binge Eating hanno in genere un età che va dai 30 ai 40 anni e sono equamente distribuiti nei due sessi.
Il Night Eating Syndrome (NES) è la variante notturna del BED: il Discontrollo dell'Alimentazione e le abbuffate compulsive avvengono solo nelle ore notturne; in essa vi sono componenti di disturbi del sonno e dell'umore).
8. DIPENDENZA AFFETTIVA
E' la ricerca continuativa e incessante di esperienze sentimentali e di stati di innamoramento. In inglese è chiamata “Love Addiction”. Si verifica quando un rapporto affettivo diventa una catena, una “dolorosa ossessione”, il necessario equilibrio tra il “dare” e il “ricevere” è alterato stabilmente, l'amore può trasformarsi in un'abitudine a soffrire fino a divenire una vera e propria “dipendenza affettiva”, un disagio psicologico che è in grado di vivere nascosto nell'ombra anche per l'intera vita di una persona, la radice di un costante dolore che alimenta spesso altre gravi problematiche psicologiche, fisiche e relazionali.
È importante saper riconoscere la love addiction al fine di non patologizzare processi che possono essere transitori e perfino normali in alcune fasi della vita di relazione.
Caratteristiche (Giddens, 1992): ebbrezza. È il piacere connesso alla droga d'amore, ovvero la sensazione di euforia sperimentata in funzione delle reazioni manifestate dal partner rispetto ai propri comportamenti.
È la tolleranza, che consiste nel bisogno di aumentare la quantità di tempo da trascorrere in compagnia del partner, riducendo sempre di più il tempo autonomo proprio e dell'altro e i contatti con l'esterno della coppia, un comportamento che sembra alimentato dall'assenza della capacità di mantenere una “presenza interiorizzata” e quindi di rassicurarsi attraverso il pensiero dell'altro nella propria vita (Lerner, 1996).
È l'incapacità a controllare il proprio comportamento , dovuta ad una riduzione della capacità critica relativa a sé, alla situazione e all'altro, ciò crea vergogna e rimorso e in taluni momenti viene sostituita da una temporanea lucidità, cui segue un senso di prostrante sconfitta e una ricaduta, spesso più profonda che mai, nella dipendenza che fa sentire più imminenti di prima i propri bisogni legati all'altro.
Nella dipendenza affettiva esistono due elementi distintivi della vita emotiva interiore: un bisogno di sicurezza che fa da guida ad ogni comportamento; una tendenza a disconoscere e a fare disconoscere all'altro i propri bisogni di ricevere amore, un'attitudine che sembra radicata in un'infanzia in cui ci si è abituati a limitare le proprie aspettative in conseguenza a delle esperienze relazionali precoci inappaganti e frustranti.
Due caratteristiche epidemiologiche importanti della dipendenza affettiva sono:
Una particolare forma di “dipendenza affettiva” è quella che è stata definita “co-dipendenza”.
Inizialmente osservata nei contesti relazionali legati alla vita di coppia di alcolisti o tossicodipendenti. Comprende varie forme di sofferenza o annullamento di sé, associati alla focalizzazione delle proprie attenzioni ed energie sui bisogni e comportamenti di un partner dipendente da sostanze o da attività.
Il motivo per cui questa forma di dipendenza affettiva è stata inizialmente osservata, paradossalmente non riguardava il benessere di chi ne fosse affetto, bensì l'osservazione della capacità che la co-dipendenza ha di mantenere nello stato patologico quello che viene definito il “paziente designato”, ossia colui che sembra, ma non è, l'unico paziente bisognoso di aiuto in quanto affetto da tossicodipendenza, alcolismo o da altre forme di dipendenza (Norwood R., 1985).
Ha in comune con le altre dipendenze affettive quella tendenza a rinunciare a tutti i propri bisogni e desideri, disconoscendoli e negandoli, fino a portare nel partner di alcuni dipendenti, alla strutturazione di un “falso Sé” e quindi di una “falsa vita”, una realtà fatta di scelte che non rispondono ai propri bisogni interiori e che corrisponde ad una condizione denominata “malattia del Sé perduto” (Whitfield, 1997).
La conseguenza di tutto ciò spesso è il raggiungimento di una debolezza dell'Io nella persona che manifesta co-dipendenza, un Io che diviene vulnerabile e che sopravvive attraverso la tendenza progressiva a cercare di dimostrare la sua forza e a nutrire l'autostima in modo vicario, cioè attraverso il controllo delle funzioni psichiche del partner dipendente.
Infine, alle precedenti caratteristiche possono associarsi alcuni dei seguenti sintomi secondari:
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